09. Tecniche Perfette 2010: Dari vs Kenzie

Mi piaceva l’atmosfera. La sensazione era la stessa che si prova quando si visita un altro Paese. Un’aria nuova, un sapore diverso. Quella sera vidi un sacco di personaggi particolari. Ragazze truccatissime e vestite solo di tatuaggi. Volti tappezzati da piercing, tagli bizzarri, immancabili cappellini e colori fluorescenti. Non pensavo che mi sarei trovata a mio agio. Eppure nonostante la grande scenografia, l’ambiente era amichevole e molto spigliato. Tutti chiacchieravano del più e del meno. Poi un boato. Partì finalmente la sfida. Giro della morte. Dari vs Kenzie. Lombardia vs Molise.

Dari, il ragazzo monzese di 21 anni. Si avvicina al freestyle fin da giovane, a sedici anni, insieme ad altri due amici, fratelli, rapper, in arte Cili Man e Sbend. SI fa strada grazie ai beat giusti e alla grande importanza che dà all’emozione trasmessa dalla rima stessa.

Kenzie, 25 anni, Ascoli Piceno. Sin da piccolo ha avuto la fortuna di frequentare la musica (i suoi genitori erano proprietari di un negozio di dischi), ma si avvicina solo in seguito al rap. Ne viene travolto, e da lì la svolta. Genuino e trasparente, si allena costantemente ad utilizzare la parola come se fosse una delle ultime armi che ci sono rimaste.

Una grande sfida. Due guerrieri, due approcci differenti. Dari distruttivo, si difende bene (girando quasi tutte le punch line lanciate da Kenzie), utilizzando un flow molto creativo e originale. Kenzie, al contrario, costruttivo anche quando insulta l’avversario, punta sull’intellettualità e la costruzione stessa delle rime. Innegabile la tecnica di entrambi. Hanno avuto entrambi un’ottima delivery. Le persone ballavano, urlavano alle rime più riuscite. Ma la cosa che mi impressionò più di ogni altra fu il silenzio che calava nel momento in cui l’avversario si accingeva a rispondere. Era come stare sulle montagne russe. Una volta che pensi sia finita arriva sempre l’ultimo vuoto allo stomaco. Una suspance continua. Rappavano e improvvisavano da più di mezzora. Mi chiesi se avessero delle riserve di saliva. Nel momento in cui questo pensiero mi balenò in testa, la sfida finì. Kenzie è il migliore della penisola.

07. Ensi indossa la corona del freestyle italiano

Ripenso spesso a quella notte. Era una di quelle notti in cui non riesci a dormire. In quelle notti solitamente i pensieri mi rincorrono furiosi. Indomabili. Continuavo a ripensare a tutto ciò che avevo appreso durante la giornata ed ero curiosa di indagare più a fondo. Ormai avevo compreso le caratteristiche principali del freestyle, delle battle e del contest Tecniche Perfette. Avevo in mano l’ago. Mi mancava solo il filo per realizzare un maglione. Non sapevo ancora nulla sui partecipanti. Non conoscevo neanche un MC. Erano ore ormai che Safira veniva cullata da Morfeo. Io accesi l’abatjour accanto al mio letto. Presi il cellulare, ormai diventato il mio migliore amico. Mi collegai a Google e scrissi: MC, freestyle, Tecniche Perfette. Cerca. Un universo di nomi tra i più buffi e svariati: Kenzie, Kiave, Clementino, Rayden, Moreno, July B, Raige, Rancore… Mi colpì il freestyler Ensi. Non avrebbe partecipato all’edizione di Tecniche Perfette del 2010 (di cui io stavo andando a vedere la finale), eppure ricorreva quasi sempre accanto alla scritta MC, freestyle, flow… Sarei partita dalla sua storia. In seguito scoprii che avevo scelto bene. Molto bene.

“All’anagrafe Jari Ivan Vella è conosciuto da tutti come Ensi. Nato in un ambiente in cui vige la passione per la musica e lo stesso genere (i suoi fratelli Raige e Little Flow sono entrambi rappers) inizia ad avvicinarsi da giovanissimo al mondo del freestyling e del writing. A soli 16 anni partecipa ad una battle di freestyle e arriva in finale, facendosi un nome nella scena (il video della sua vittoria contro Kiffa, un genio allora già affermato del freestyle, conta centinaia di migliaia di visualizzazioni su youtube).

Comincia a farsi conoscere nel 2003, quando fonda la crew torinese OneMic (tre MC’s in un unico microfono) insieme al fratello maggiore Raige e all’amico beatmaker Rayden. Nello stesso anno partecipa alla prima edizione di Tecniche Perfette arrivando sino in finale contro Mondo Marcio (a soli 18 anni). Si distingue da subito per le sue affinatissime doti da freestyler. Ensi si confronta con numerosi MC, prendendo parte a diverse battle. Partecipa al contest 2theBeat sia nel 2005 arrivando in finale nazionale insieme a Kiave, sia nel 2006 vincendo il titolo contro Clementino. Dopo il primo disco uscito nel 2003 con i OneMic Sotto la Cintura, nel 2008 esce il suo primo Street album solista, Vendetta. Nel 2012 Ensi entra a far parte di Tanta Roba (con cui collabora fino ad oggi), etichetta discografica indipendente fondata da Gue Pequeno dei Club Dogo (gruppo rap milanese) e Dj Harsh. Sempre nello stesso anno partecipa (anche se inizialmente non del tutto convinto né convincente) al programma televisivo sul freestyle Mtv Spit, condotto da Marracash. Si guadagna la finale sconfiggendo Kiave (ormai il confronto tra questi due MC è di rito: è la quinta volta che si sfidano nei contest); successivamente vince il titolo, battendo drasticamente Nitro. Per prepararsi alla sfida, Ensi si è allenato con il progetto Freestyle Roulette, pubblicando su internet ogni settimana un video d’improvvisazione. Dopo la vittoria, sono state raccolte le performance migliori e incise nel disco Freestyle Roulette Mixtape.

Uno degli ultimi obiettivi raggiunti è l’uscita del nuovo disco Era tutto un sogno il 13 dicembre 2012, sempre sotto l’etichetta Tanta Roba.”

Ensi è un re indiscusso del freestyle italiano. Un protagonista assoluto del freestyle nostrano. Non solo le sue rime non sono mai banali (ma delineate da una ricerca continua e da un intellettuale introspezione), possiede una carica emotiva mozzafiato, un innato carisma e un flow aggressivo e trascinante. Basato sull’evoluzione sia del suono che della parola, ha uno stile d’impatto in grado di colpire i cuori di tanti giovani. Quella notte fece breccia anche nel mio, buttando giù (finalmente) quel muro di pregiudizi che la società aveva eretto su questa realtà.

05. Giro della Morte. Sfida a suon di rime

Le interminabili ore in treno svanite in un soffio. Eravamo talmente assorte nei nostri discorsi che, se la fermata non fosse stata il capolinea, l’avremmo persa. Arrivammo in Stazione Centrale. Osservai il tavolino. Ipod, riviste, smartphone, cartacce, bottigliette d’acqua… Presi la borsa e buttai tutto dentro. Scendemmo dal treno, ma non percorremmo molta strada. Dovevamo prendere l’autobus per raggiungere l’albergo. 17 minuti di attesa. Guardai Safira nella speranza che percepisse la mia sete di conoscenza, senza il bisogno di una richiesta esplicita. Sono certa che avesse colto il mio desiderio, ma non disse una parola. Mi fissava con quei suoi occhioni verde smeraldo. Probabilmente si aspettava che ammettessi che mi sbagliavo, che ero totalmente prevenuta, che non ero molto diversa dalla gente comune. Ebbi un momento di dropout. Pensai. Chissà quante cose mi stavo perdendo solo per il fatto che le ignoravo? In quel momento capii che si può trovare uno stimolo anche da un foglio di carta bianco. É da quell’attimo che ho provato a guardare ogni cosa sotto un altro punto di vista. Di cercare il bello nell’orrido, il caldo nel freddo, il dolce nell’amaro.

Ma ritorniamo a noi. Non era ancora tempo di ammissioni. Le dissi semplicemente: “Safi, in quella frenetica corsa all’ordine mi hai lasciato in sospeso. Ora sono curiosa. Cos’è questo fantomatico Giro della Morte?”

Si mise a ridere. Era buffo vedermi in difficoltà. O forse era ancora più buffo il fatto che cercassi di nasconderlo. Mi rispose: “É la terza ed ultima fase delle battle. La vera essenza della gara. Il momento che tutti aspettano e che non si perderebbero mai. 2 finalisti, tempo indefinito. Il livello della gara sale. Alta marea. Gli MCs finalisti si sfidano, quattro quarti a testa, nell’attesa che uno dei due cada dal ring. La battaglia continua fino a che non cominciano a ripetersi, perdono colpi, danno evidenti segnali di repertorio esaurito. Oppure può intervenire il giudice a fermarli. É la sfida più avvincente per il pubblico, ma anche più stimolante e difficile per i due MCs. Viene testata la loro resistenza, spremuti sia a livello fisico che psicologico. Le sinapsi degli MCs lavorano così velocemente da esaurire tutte le scorte liriche. Si decreta il vincitore. Come nel mondo reale, la sfida non è del tutto meritocratica, poiché viene valutato anche il coinvolgimento del pubblico. Come si suol dire, non sempre vince il migliore. Fine. Se vuoi sapere una curiosità, è proprio grazie al Giro della Morte che gli MCs si univano e uniscono ancora oggi nelle piazze, nei parcheggi, fuori e dentro i locali. Il Giro della Morte nasce dal concetto di Cypha, il cerchio, esportato da gruppi come Freestyle Fellowship, Haereogliphycs e Souls of mischief nei primi anni 90. Tutto ciò a dimostrazione del fatto che un concetto come “il cerchio”, pur subendo un’evoluzione nel tempo, non ha religione, lingua, colore ed età.”

Un assordante rumore di freni. Presi la valigia. Salii a fatica quei tre gradini. Mi diressi verso la macchinetta al centro dell’autobus per timbrare il biglietto. Bip.

 

 

04. Secondo Round K.O. Testa a testa.

Audio pessimo. La folla urlava. Colsi la metà delle rime, dei riferimenti, delle allusioni. Eppure fu una sorpresa lo stesso. Una frase cercava di fuggire dalla mia testa. Come in un labirinto, senza trovare via d’uscita. “…arriva Enzino. Sono piccante come in Calabria il peperoncino…” Non era di certo un grande concetto. Non citazioni di celebri autori o filosofi. Non una morale. C’era un motivo diverso per cui la mia memoria decise di catturare quel frammento. Mi stupì il processo mentale. Una parola dal pubblico. Meridione. Ensi inizia a rappare. E mentre già sta improvvisando il suo pensiero supera in velocità l’espressione delle sue parole. Canta, e intanto pensa alle regioni del Sud e ai topoi più ricorrenti: la Calabria e il peperoncino, Napoli e l’immondizia… Trova una costruzione sintattica sensata e comprensibile, giocando con le rime a suo favore (“Sono un napoletano, ma senza l’immondizia”). Stupefacente.

Stava tornando Safi. Feci finta di nulla. Mi lanciò un sacchetto di patatine e un Estathé alla pesca. “Ho pensato che magari volevi qualcosa da mangiare anche tu. Comunque. Dov’ero arrivata? Ah si, certo. Ti ho appena spiegato come funziona la Roulette Russa. 16 finalisti. Seconda fase: Secondo Round KO. Prende il nome da un pezzo di CanibusSecond Round K.O.”, in cui l’artista dichiara che con le sue rime da battaglia al secondo round sei già K.O. Gli MCs si sfidano 1 contro 1 su basi strumentali o beats proposti dal DJ. Hanno un minuto a disposizione per mettere al tappeto con liriche originali e accattivanti l’avversario. I giudici di questa fase della sfida sono le persone del pubblico, dal momento che, come ti ho già detto, una delle caratteristiche fondamentali che deve possedere un MC è il flow. Nel caso in cui la partecipazione del pubblico sia dovuta visibilmente per uno dei due concorrenti, interviene la giuria. I criteri di valutazione sono: capacità espressiva, intrattenimento del pubblico, proprietà di linguaggio e conoscenza ed uso di vocaboli ricercati, metrica, originalità e innovazione. Ovviamente come nella prima fase delle battle l’MC deve evitare di fare mera propaganda politica, offesa a qualsiasi razza o religione e utilizzo di parti di testi noti di altri artisti. Pena: l’eliminazione diretta.”
Tutto chiaro. A quel punto, però, mi sorgeva una domanda:
“Scusa Safi. Ma è possibile che una di queste battle, o comunque in una di queste fasi, la sfida sia giudicata alla pari?”.
Non mi guardava più con fare accondiscendente. Ne fui felice. Probabilmente avevo posto la prima domanda sensata della giornata. Mi rispose: “No. Siccome in passato è capitato che i due MCs fossero indicativamente allo stesso livello, soprattutto in questa fase della gara, si è deciso di introdurre una sorta di “spareggio”. Nel caso in cui la giuria fosse indecisa, la sfida prosegue in un ulteriore giro di freestyle, questa volta ad argomento. Argomento che viene scelto dal pubblico o da una lista di 50 argomenti di Tecniche Perfette. Concluso questo girone si entra nella vera anima delle battle:
il Giro della Morte.”

01. Rotta verso Tecniche Perfette

Quella mattina fu il clacson a farmi da sveglia.

Era il 25 Marzo 2011. Ore: 7:30. Destinazione: Milano. Valigia, carta di credito e rossetto: ero pronta per partire. Salii in macchina, mi accolse un sorriso. Safira, una ragazza molto dolce. Troppo dolce. La odiai per un istante. Com’era riuscita a convincere me (tacchi alti, Louis Vuitton e Chanel n°5) ad andare alla finale della più importante manifestazione italiana di freestyle? Tra l’atro mi chiesi come fosse possibile che una manifestazione di freestyle (letteralmente stile libero) si chiamasse Tecniche Perfette? Produrre “rime a caso in libertà” richiedeva un qualsiasi tipo di tecnica? Al tempo lo ignoravo. Ora comprendo. Ma non divaghiamo. Safira c’era riuscita con tutti. Una serie infinita di sequestri. Prima con Paola, la ragazza “casa e scuola, scuola e chiesa”. Poi con Marchino, chitarrista di un gruppo rock, che più del rap disprezzava solo la disco music. Infine con Ludovica, la bella modella dagli occhi azzurri che di certo non spiccava per acume musicale. La passione di Safira per l’hip hop aveva la capacità di persuadere chiunque. Era il mio turno. Avevo solo un giorno per imparare tutte le basi di una “disciplina” che mi era palesemente estranea. Per fortuna sono sempre stata una persona curiosa perciò ero ben disposta a cercare di capire quello che Safi definiva talento. Io percepivo solo turpiloqui e volgarità. Cosa intravedeva lei in quei ragazzi analfabeti, privi di cultura, in grado di coinvolgere la massa semplicemente facendo rime alternate, quali mazzo e c…? Eppure quando parlava di freestyle i suoi occhi brillavano di entusiasmo.

Arrivammo in stazione. Finalmente sedute. Potevo iniziare ad esplorare questo strano mondo. Dovevo capire. In fondo volevo capire. Prima però avevo assolutamente bisogno della mia dose giornaliera di caffeina.